Chiapas 2013
“Ooooh Mexico…
Suona così dolce, con il sole che tramonta
La luna è così brillante che illumina la notte
Mi sa che dovrò andare…”
(James Taylor)
Parli di Messico e pensi alle spiagge di Cancun, a Playa del Carmen, all’enormità di Città del Messico, mostruoso agglomerato urbano impossibile da quantificare o, se sei appassionato di storia, ai resti Maya di Chichén Itzà, testimoni muti di tempi e luoghi di un passato piuttosto remoto. Non ti viene istintivo di pensare alle grotte, a dir la verità. Ma di grotte in Messico ce ne sono un sacco, e una buona parte di esse è concentrata nel Chiapas. Siamo ai confini con il Guatemala, verso la punta a sud di questa nazione grande sei volte l’Italia. E’ una zona di quasi-confine, a qualche ora di macchina dall’oceano e a ridosso della Selva Lacandona, dove le comunità zapatiste portano avanti un modo di vivere alternativo alle multinazionali, alla speculazione economico-ecologica, rispettando la natura e riprendendosi il maltolto di decenni di latifondismo e dominio “dei siori”.


La Selva El Ocote è una inesauribile “riserva di buchi” dove l’associazione “La Venta” bazzica da vent’anni, con risultati buoni dal punto di vista esplorativo. La grotta del Canyon del Rio La Venta misura quattordici chilometri e tanto si è trovato nei dintorni, fino a spingersi nel folto della Selva stessa dove sono stati raggiunti diversi “sotanos” (pozzi dalla bocca laaaarrrgggaaaa) distanti intere settimane di cammino. Ma il bello del Messico non sta nei numeri, nei chilometri, nei metri di profondità: Questi dati sono sì importanti, ma negli anni sono diventati il contorno di un fitto reticolo di relazioni umane, di salde amicizie, di fatiche condivise con la gente del posto (cui ci si affida per aver accesso alle grotte e penetrare nella Selva), in uno scambio continuo di esperienze dove a ricevere, come sempre, siamo più “noi siòri” che “lori poaréti”! Quest’anno si è cercato molto; eravamo in tanti e la presenza di quattro speleosub ha consentito diverse immersioni nei sifoni terminali di alcune grotte lasciati in sospeso negli anni.


Il Ranchito,piccola casetta di proprietà di un socio immersa alle porte della selva, ha fatto come sempre da punto di partenza per le esplorazioni nei dintorni dei villaggi fuori dalla città di Cintalapa. Da lì si possono caricare le batterie del trapano e degli apparecchi fotografici, si pianificano le uscite e le esplorazioni, si fa gruppo e si prepara qualche sana pastasciutta pre e post esplorativa. La maraja è sempre quella giusta: gente da tutta Italia, con la voglia di esplorare, di respirare aria diversa e immergersi per un po’ in una natura che la fa da padrone. Gli abitanti delle colonie ci hanno dato una fondamentale mano per individuare gli ingressi…e arrivarci pure! Machete alla mano, guardinghi e concentrati sul cammino da percorrere, i campesinos della Selva si guadagnano il pane anche grazie all’Associazione, che compensa giustamente la loro attività di “guide” e la conoscenza del territorio.
Le due “chicche” cui ho avuto la fortuna di partecipare quest’anno sono state la traversata della Cueva del Rio La Venta, grotta che si merita la fama che ha e dove, grazie a quattro giorni di campo interno, abbiamo esplorato mezzo chilometro di rami nuovi e trovato un comodissimo bypass all’unico pozzo infangato di un Sistemone enorme, grandissimo, indefinibile per varietà di ambienti sempre accompagnati dal canto fragoroso del fiume senza stelle!


E poi, l’indimenticabile campo a Los Bordos, altro mostriciattolo sotterraneo che sputa fuori un metro cubo d’acqua al secondo nei periodi di secca! Immersione totale nella Selva a cinque ore di cammino dalla “civiltà”, sulla sommità di una enorme cascata che crea una serie di piscine naturali grazie al concrezionamento del travertino su radici di piante giganti. Lì abbiamo campeggiato per una settimana, con le tende e le amache, ai bordi del fiume che cullava sogni e speranze e accompagnava i nostri sonni.
Giornate bellissime, passate ad esplorare purtroppo troppo poco: la grotta è la “casa” di migliaia di pipistrelli le cui cacche rendono impossibile respirare! Il gioco è finito dopo qualche giorno, un paio di chilometri rilevati…e diversi mal di pancia! Peccato, perché il fiume è bello grosso, la grotta continua alla grande ed è di una gran bellezza. Ma torneremo di sicuro, magari meglio attrezzati e in un momento meno secco e puzzolente! Rimangono le tante foto, i ricordi delle nuotate all’uscita, la bellezza del Rio la Venta, fidato compare di scorribande sotterranee e, come sempre, le amicizie rinsaldate e “approfondite” che invogliano a tornare! Le grotte sono un’ottima scusa per girare il mondo!
Pasqualini Andrea